Di questi tempi talmente condizionati dagli effetti del COVID-19, ci si interroga su “cosa accadrà domani”.
Quali saranno i comportamenti delle persone? Tenderemo al “liberi tutti” oppure al “continuiamo a restare in casa”? Riempiremo le spiagge? Torneremo sugli aerei? Riprenderemo a frequentare centri commerciali e negozi?
Per noi, che operiamo nel campo della comunicazione di marketing e della customer experience, si tratta di domande dalla non facile risposta, soprattutto di fronte ai repentini capovolgimenti dell’attualità: forse hai saputo di Zara e della chiusura di ben 1.200 punti vendita nel mondo…
Cercare di comprendere e immaginare le reazioni delle persone è il primo passo per innestare una strategia di coinvolgimento di successo. Non farlo, significa favorire l’attendismo e la coazione a ripetere logiche note ma, forse per questo, scarsamente efficaci.
Magari possiedi arti divinatorie o profetiche – nel caso, scrivimi: morandi@mindin.it! Da parte mia, posso cercare di farmi un’idea indagando le logiche che governano la nostra mente. E, nello specifico, oggi permettimi di introdurti i lobi frontali. Costituiscono la corteccia frontale, la parte del cervello di più recente sviluppo e che, per dimensione, ci distingue dagli altri animali.
I lobi frontali sono fondamentali per funzioni tipicamente umane, come il linguaggio, la cosiddetta teoria della mente – ovvero l’abilità di pensare a cosa gli altri stanno pensando – o anche la capacità di prefigurare futuri risultati e programmare le azioni per raggiungerli. In questo caso, accade una mediazione fra input conflittuali fra loro: proprio ai lobi frontali è richiesto di inibire i comportamenti poco favorevoli ai risultati desiderati, prefigurando possibili future conseguenze negative e correggendo il nostro agire.
Non importa se hai immaginato risultati a breve, medio o lungo termine: i lobi frontali verificano che il progresso verso i tuoi ideali sia coerente con il comportamento adottato: se non lo è, un segnale di errore genera pensieri e azioni per rimodularlo e rimetterti in carreggiata.
Ma se poi le aspettative non vengono centrate? Tutto ‘sto sforzo mentale e comportamentale sarebbe stato vano, lasciandoci preda di delusione e frustrazione. Forse, conviene puntare sempre a basse aspettative così da proteggerci dalla mortificazione, non trovi?
Infatti, un detto comune dice: a pensare male, si fa bene. La consapevolezza che mantenendo basse aspettative ci protegga dalla delusione è un meccanismo noto come Pessimismo Difensivo. Eppure, le neuroscienze hanno dimostrato che il dolore del fallimento non diminuisce. Anzi: basse attese conducono a risultati peggiori! Perché il pessimismo è dannoso, proprio come il COVID-19
Allora, in questo momento, diventa strategico infondere ottimismo che, per definizione, è l’avere positive attese nel futuro. Le persone tenderanno a pensare male (che fa sempre bene, no?) inibendo il salutare moto progettuale verso un domani diverso. Dobbiamo alimentare i loro lobi frontali!
Con la comunicazione dobbiamo innescare la prefigurazione di un risultato conseguibile; e, parallelamente, non sottovalutare di aiutare i lobi frontali a determinare il comportamento migliore per raggiungerlo.